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UE e movimenti regionali: un matrimonio obbligato?


Regioni separatiste Europa

Nel dicembre del 2013, Matteo Salvini diventa segretario del partito della Lega Nord. Da questo momento in poi egli punterà a trasformare la creatura di Umberto Bossi da movimento regionale ad uno completamente nuovo, di dimensioni nazionale.

Questo cambiamento, però, ha un prezzo: verranno in poco tempo abbandonati i temi dell’indipendentismo dell’area padana e, soprattutto, del federalismo di tutte le regioni della repubblica per sventolare l’oramai celebre bandiera dell’euroscetticismo. Questi sono stati i temi che da sempre hanno connaturato i temi di questo partito ma che, di fatto, non si adattavano più all’ambizione politica del neoeletto segretario.

Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: un movimento che supporta istanze regionali può riuscire a mantenere il suo equilibrio e proporre un nuovo patto che leghi direttamente quelle aree subnazionali alle istituzioni europee? Che ruolo dovrebbero avere le stesse istituzioni? Ne risulterebbero avvantaggiate?

Si parla ogni giorno di un necessario ridimensionamento degli stati per dare nuove energie alla costruzione europea. Pare allora interessante questa nuova impostazione che muta, almeno parzialmente, gli interlocutori: potrebbero non essere più solo gli stati, che non si rivelano così forti rispetto a quanto vogliano dimostrare a Bruxelles.

In questa prospettiva risulta quantomeno miope l’intervento della Commissione, nel settembre del 2013, rispetto alle istanze di indipendenza della Catalogna. Con una posizione estremamente formalista, questa ha assicurato che un’eventuale Catalogna indipendente sarebbe da considerarsi un nuovo Stato terzo, da collocarsi all’esterno dell’Unione. Interventi di questo tipo hanno sicuramente indebolito la posizione catalana, che pure si dimostra estremamente favorevole ad un’integrazione della stessa regione all’interno dei 28.

Un atteggiamento diverso di fronte, ad esempio, alla stessa Lega Nord qualche tempo fa avrebbe portato all’attuale situazione o, magari, l’avrebbe resa una preziosa alleata nell’accentramento delle funzioni agli organi di Bruxelles?

Pensando ancora in modo più ampio, dei rapporti più forti con il movimento indipendentista scozzese avrebbe allontanato lo spettro di una Brexit? O addirittura avrebbe quindi indebolito uno degli ostacoli più forti alla costruzione di un Federazione degli stati europei?

Lo stesso discorso si potrebbe, probabilmente, replicare per i numerosi movimenti di natura regionale che popolano il continente europeo come quello basco, quello per l’indipendenza delle fiandre; per la maggior autonomia dei land della baviera tedesca.


“Per un'Europa libera e unita”

Federico Cazzaro

 
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