Un mondo che invecchia
- antonionicoletti96
- 13 ott 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Qual è uno dei più grandi problemi nel mondo contemporaneo? Le risposte più gettonate saranno l’inquinamento, la guerra, la mancanza di diritti civili in alcune regioni, il terrorismo, i professori troppo severi. Credo che a nessuno venga in mente l’invecchiamento della popolazione mondiale, perché non è un tema molto presente nei canali tradizionali d’informazione. Eppure, sono convinto che non sia un processo che può essere preso a cuor leggero, ma piuttosto un problema che va affrontato.
Va detto, prima di iniziare, che l’invecchiamento della popolazione è un fattore di per sé positivo, perché significa che gli standard di vita stanno migliorando e la sanità funziona. Tuttavia, la società dovrebbe muoversi di conseguenza, e non stare a guardare finché non arriveranno i primi (grossi) problemi. Mi spiego meglio, facendo riferimento al caso italiano. I ragazzi che hanno affrontato il test di Medicina quest’anno mi hanno raccontato che i posti sono ancora assegnati in base a quanti dottori vanno in pensione ogni anno: 10.000 nuovi pensionati = 10.000 nuovi posti a Medicina. A mio modesto parere, però, questa equazione non tiene conto che già nel 2008 le fascia d’età 70-74 e 60-64 erano più ampie di quella 20-24 (per non parlare di quella 0-4). Cosa significa? Semplice: vanno in pensione più persone di quante entrino nel mondo del lavoro (vedi grafico 2). Questo comporta due conseguenze: la pressione fiscale per pagare le pensioni aumenta, e maggior richiesta per Sanità. Un anziano, infatti, va più spesso all’ospedale di un giovane lavoratore, non fosse altro che per farsi una chiacchierata con gli infermieri e creare code nei vari reparti. Ciò dovrebbe aumentare l’offerta di medici, eppure lo Stato non sembra accorgersene. A discolpa di chi comanda possiamo dire che sostituire i dottori che vanno in pensione con più neolaureati in Medicina comporterebbe un più alto costo per lo Stato, perché dovrà pagare più stipendi di prima. Ciò si tradurrebbe inevitabilmente in tasse più alte per tutti, e molti cittadini protesterebbero. D’altro canto, un anziano costa di più alla società che non un giovane in forze, e alcuni regimi del passato hanno adottato soluzioni drastiche a riguardo.
Il mondo rischia di vivere un paradosso: più anziani = più pensionati, ma meno lavoratori = più tasse per un minor numero di contribuenti. Come si può uscire da questa situazione? Non credo esista una soluzione ad oggi. Tuttavia, posso suggerire qualche ingrediente che a mio parere formerebbe una buona ricetta:
Riportare al centro il ruolo della famiglia, anche adottando politiche per aumentare la natalità (“Bonus Bebè”)
Coinvolgere gli anziani nella gestione dei beni pubblici, attraverso il volontariato (nonni vigile, guide ai musei comunali, bibliotecari, cura del verde, ecc.; magari tenendo conto della loro esperienza lavorativa). Troppo spesso consideriamo i nonni come semplici baby-sitters, o neppure quello! Un anziano emerginato è solo un costo, mentre potrebbe essere una preziosa risorsa; la longevità si alza, e con essa che la produttività (anche se il tasso di produttività probabilmente è minore di quello di longevità; ciò significa che un settantenne di oggi non ha il fisico di un sessantenne di vent’anni fa, nonostante gli rimangano gli stessi anni da vivere).
Più stato sociale, perché gli anziani hanno bisogno di sostegno e di cure. Ciò significa anche più tasse, che quindi dovrebbero essere distribuite meglio fra le fasce sociali.
La pensione a 50 anni? Scordatevela! Una persona che va in pensione a 50 anni è estremamente egoista, perché carica un grande costo sulle spalle dei contribuenti (figli compresi!). Del resto, noi giovani iniziamo a lavorare sempre più tardi, quindi non possiamo pretendere di percepire la pensione a 60 anni. Siccome la società invecchia e ci sono meno lavoratori e più pensioni da pagare, la mia generazione sognerà i 30 anni di contributi. I nostri genitori devono capire questo problema e lavorare più a lungo, altrimenti è probabile che la pensione delle prossime generazioni sarà ridicola. In Italia, nel 2015, ci sono state 55,1 persone a carico ogni 100 lavoratori. Dove vogliamo arrivare?
Rimane una questione da spiegare: se la longevità della popolazione mondiale sta aumentando, perché io ho i capelli bianchi a vent’anni?
CONSIGLI: leggetevi “Contro i giovani” di Tito Boeri (che peraltro è stato nominato presidente dell’INPS da un anno a questa parte) e Vincenzo Galasso. Sono meno di 150 pagine scritte in modo fluido e piacevole da due economisti affermati e autorevoli, entrambi ex professori alla Bocconi. Vi lascerà molti spunti sulle pensioni, sull’invecchiamento e sul debito pubblico italiano. Nonostante sia stato scritto nel 2007, ma ancora attuale nel 2015 (se non di più che in origine!). Anche alcuni saggi contenuti in “Esortazioni e Profezie” di Keynes potrebbero illuminarvi. In particolare sto pensando a “Prospettive economiche per i nostri nipoti”, con le sue frecciatine sull’invecchiamento, disoccupazione tecnologica e management etico. Tutto questo nel 1930. Ecco perché amo Keynes!
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